Interamente situati nel territorio del Comune di Percile alle falde del Colle Faieta, in una zona calcarea molto dislocata soprattutto per faglie, si trovano due laghetti, localmente detti «lagustelli di Percile», i quali presentano caratteri geologicamente e morfologicamente interessanti e che non risulta siano mai stati descritti, se non sommariamente. La regione è costituita nella maggior parte da calcare miocenico, nel quale il fenomeno carsico è rappresentato, oltre che da queste tipiche depressioni inbutiformi, colme in buona parte di acqua, anche da altre manifestazioni, come grotte, e campi carreggiati.
Nella zona posta tra l’abitato di Percile e i laghetti esiste una formazione geologica costituita principalmente da sovrapposizione di strati di calcari marmosi e scistosi al ternati fra di loro e di banchi di brecciole e calcari a foraminiferi di minore spessore. Questo complesso ha prevalente direzione NO-SE e pendenza NE. Gli strati sono tagliati da venette calcitiche dirette normalmente e cioè NE-SO.
La regione è ricca di veri e propri anfiteatri carsici, dei quali è difficile precisare la genesi e lo stadio evolutivo attuale, e che sono da considerarsi come un caso di carsismo ereditato e completato da franamenti e conseguenti sbarramenti e colmamenti.
I laghi sono situati a poca distanza l’uno dall’altro, in due conche allineate NS, lungo un avvallamento digradante verso N. II più piccolo dei laghetti, citato da alcuni autori come «Marraone», è a un livello inferiore (circa 20 m) rispetto al maggiore, indicato come «Marrone» o «Fraturno» la sua massa d’acqua è ormai ridotta a un piccolo volume. Il livello medio (pelo d’acqua) sta a 700 m.s.m. I pastori della regione asseriscono che durante i mesi estivi degli ultimi anni, particolarmente aridi per le scarse precipitazioni, l’acqua disparve del tutto. L’alveo del laghetto minore, profondo circa 40 m, e con un diametro di circa 80 m, ormai quasi dei tutto privo di acqua, rive a tre distinti scanni a diverse quote, testimoni di altrettante lunghe soste di differenti livelli in epoche passate . L’immissario è costituito da una piccola sorgente subaerea (I 1,50 al minuto primo) posta a mezza costa sul lato SE; non c’è emissario subaereo e si presume che non ne esista neanche uno sub-acqueo; infatti la esiguità del bacino imbrifero, la minima portata della sorgente e la forte evaporazione, unitamente alla presenza di un eventuale emissario, non consentirebbero l’esistenza del lago.
Il maggiore dei due laghetti ha una forma quasi circolare, con il diametro N-S di circa 96 m e quello E-O di circa 118 m (misurati a pelo d’acqua nel maggio 1952) e una profondità massima di 16 m. Al di sotto di un piccolo scanno le sponde del lago scendono abbastanza ripide e in pochi metri raggiungono la massima profondità, che risulta quasi costante su di una vasta area: l’alveo ha quindi pareti molto inclinate e un fondo piuttosto appiattito. L’immissario non è visibile: probabilmente ne esiste uno subacqueo verso il lato E a ridosso del colle Morella, in corrispondenza di una rigogliosa vegetazione arbustiva e di un manto erboso permanente anche nei mesi estivi, su di un ben identificabile e limitato tratto di costa. Verso S, a poche centinaia di metri dal lago, su un versante della valle detta «Fosso Roscietta», si nota una modesta fuoriuscita di acqua dal terreno, e da essa prende origine un piccolo corso d’acqua perenne. Presumibilmente si tratta dell’emissario del lagustello maggiore, la cui conca lacustre anche da questo lato (S) presenta una soglia dove, in caso di eccezionali alti livelli, le acque possono stramazzare.
I pastori del luogo assicurano che attraverso questa soglia, quasi in coincidenza con l’emissario suddetto, passa un cunicolo, ora non più visibile, fatto costruire a suo tempo da un proprietario del lago per irrigare la valle sottostante. Non si può dire con certezza che la fuoruscita d’acqua sopra ricordata stia ad indicare una comunicazione fra i due laghetti, perché il diaframma che divide i due bacini è costituito da materiale impermeabile o quasi, e perché la temperatura di quest’acqua è molto bassa anche nei mesi caldi, mentre le acque del lago risentono notevolmente delle variazioni della temperatura esterna.
La superficie del lago più grande è di circa 9.000 mq e il volume di circa 74.000 me. Le acque, di un verde intenso, sono poco trasparenti. Il livello presenta non rilevanti oscillazioni stagionali: infatti tra il mese di marzo e quello di luglio 1952 la differenza di livello è stata di circa 60 cm soltanto. Sulle rive del laghetto maggiore, tra le piante più frequenti riferibili ad una fascia di vegetazione palustre, abbiamo notato i seguenti generi: Salix, Scirpus, Eleocharis, Plantago, Phragmites; fra le piante acquatiche più comuni, Potamogeton natans, P. cri-spa, P. perfoliata, Ranuncuìus tricophyllus, Myriophyllum, Chara.
Le rive del laghetto minore offrono un maggiore interesse perché, per la concomitanza di particolari condizioni di ambiente, di estensione, di esposizione e di isolamento, la vegetazione si conserva molto meglio che non sulle rive dell’altro lago e acquista inoltre dei caratteri peculiari. La disposizione delle piante è ad anelli concentrici (ciascuno dei quali ha una fisionomia propria) che testimoniano i diversi livelli delle acque. Sono state notate: Potamogeton, Chara, Ranunculus trichophyìlus, Alisma plantago, Crypsis, Nasturtium amphibium, Potentilla reptans, Equisetum arvense, Convolvulus arvensis, Solarium dulcamara, Rubus, Salix, Populus.
Per quanto riguarda la fauna, oltre a batraci e biscie d’acqua, si segnalano carpe, anguille e tinche, mentre non si sono viste sanguisughe, che pare fossero molto frequenti in passato in quelle acque. I due laghetti, posti in località isolata e di non facile accesso, potrebbero costituire un utile campo per studi e ricerche di biologia. Per quanto riguarda la loro origine, è probabile si tratti di cavità di natura carsica (doline), ma di un «carsismo coperto» ed antico, in quanto essi si trovano in una formazione calcareo-marmosa a carsismo limitato; probabilmente le cavità, come accennato, sono legate a crolli in profondità, per carsismo interno, di masse calcaree; tuttavia è da aggiungere che possono essere anche in relazione con la tettonica recente per faglie, che ha tracciato i principali lineamenti morfologici della regione.